DDL Concorrenza: colpo di frusta senza radiografia
a cura dell’avv.
Lobby delle assicurazioni scatenate al Senato dove si discute in questi giorni il Disegno legge Concorrenza.
Uno dei settori principalmente interessati dal provvedimento presentato dall’esecutivo è infatti quello della RC Auto.
Obiettivi delle compagnie sono quelli di introdurre il risarcimento in forma specifica (che sostanzialmente obbliga l’automobilista a farsi riparare l’auto dal carrozziere convenzionato con l’assicurazione, se non vuole essere penalizzato) e abolire la cessione di credito (per impedire che il danneggiato possa essere difeso dal carrozziere indipendente).
Ma soprattutto le compagnie mirano a proteggere una norma che le tutela, tagliando i risarcimenti, e cioè l’accertamento strumentale per la lesione fisica lieve. La norma, introdotta dal Governo Monti, nel 2012 prevede che le lesioni di lieve entità, entro i nove punti di invalidità (come il c.d. colpo di frusta), non vengano risarcite se non provate da un esame strumentale. Non basta cioè la dichiarazione del pronto soccorso o del medico per diagnosticare un colpo di frusta, ma occorre anche una radiografia o una tac.
Sulla base di questa norma, molte compagnie hanno ordinato alla rete dei liquidatori e ai propri medici legali di non ammettere a risarcimento chi non presenti una «constatazione visiva» e un esame strumentale. Per il colpo di frusta, lesione particolarmente difficile da dimostrare, è stata poi usata la “strategia zero”. Anche se provato con un esame strumentale, diverse compagnie valutano l’invalidità con il punteggio minimo, cioè zero.
Adesso al Senato, ci sono emendamenti presentati da M5S, FI e Sel per abolire l’obbligo di accertamento strumentale dei colpi di frusta: essi quindi potranno essere verificati con un semplice controllo clinico invece che con le ‘lastre’.
Non ci sta ovviamente l’Ania, l’associazione delle compagnie assicuratrici, la quale ha paventato Il rischio che, in questo modo aumenterebbero i furbetti che speculano sulle polizze, inventandosi apposta danni fisici. Lo stesso dirigente generale dell’Ania ha precisato che c’è però anche un altro rischio strettamente collegato: quello di portare ad un aumento e non ad una riduzione dei prezzi dei premi, il tutto a danno degli automobilisti onesti.
Si tratta tuttavia di affermazioni discutibilissime. Anzitutto, l’Italia era e resta la nazione con la Rca più alta in Europa; pertanto, diminuiscono i risarcimenti, aumentano i profitti a favore delle compagnie, calano i sinistri, e l’automobilista non vede nessun risultato importante.
E poi è davvero dimostrato che le richieste di rimborso erano truffe? Se la lesione non emerge dall’analisi strumentale, potrebbe emergere dalla visita del medico legale con diritto dunque del danneggiato ad essere risarcito.
Morale della favola: l’Ania minaccia rincari dei prezzi Rca, sia con l’attuale testo del Ddl Concorrenza, sia nel caso in cui venissero approvati gli emendamenti contro la norma del Governo Monti.
A fare muro, ci sono diverse associazioni tra cui la Federcarrozzieri (carrozzieri indipendenti), schierate in difesa dei diritti degli automobilisti danneggiati, e in difesa della sicurezza stradale: macchine riparate in fretta e furia da carrozzerie convenzionate con tariffe di manodopera bassissime fissate dalle compagnie, si traducono in vetture insicure.
Insomma, il Ddl Concorrenza diventa un bel banco di prova per il Governo Renzi: cederà alle lusinghe delle lobby delle assicurazioni?