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L’accordo tra Orlando e Anm per fregare le toghe onorarie

Cos’è l’austerità? Anzi: cos’è la svalutazione interna via austerità che ci chiede l’Europa? È un mondo in cui chi faceva già un lavoro precario, sottopagato e senza tutele dovrà farlo in condizioni ancora più miserabili.
Nel caso che raccontiamo, il tutto è reso ancor più bizzarro dal fatto che il datore di lavoro è lo Stato e che il governo pro tempore abbia deciso di avvilire 5mila suoi collaboratori con l’avallo (e qualcosa in più) del sindacato dei magistrati, l’Anm, divenuto da qualche tempo più dialogante col potere politico.
Parliamo, infatti, dei cosiddetti magistrati onorari (carica a cui si accede tramite un concorso per titoli): 1.400 giudici di pace (finora gli unici a guadagnare cifre decenti), circa 2.000 giudici onorari di tribunale (Got) e circa 1.800 viceprocuratori onorari (Vpo). Nella forma attuale esistono dalla fine degli anni 90: Got e Vpo dovevano durare tre anni, ma a forza di proroghe sono ancora in mezzo a noi. Problema: senza di loro si fermerebbe la malandata macchina della giustizia, visto che a loro sono appaltati tutti i casi “minori” al modico prezzo di 73 euro netti a udienza, cioè al giorno, col caro vecchio regime del cottimo.
Problema: l’Italia è già stata condannata in sede europea perché questi lavoratori, di fatto a tempo determinato, sono trattati come autonomi non avendo diritto a ferie, malattia, maternità, pensione. La situazione è simile a quella delle decine di migliaia di precari della scuola che, alla fine di un lungo contenzioso, il governo è stato poi costretto ad assumere dalla Corte europea con tutti i disguidi e i ricorsi seguiti alla cosiddetta “Buona scuola”.
Stavolta il governo ha deciso di muoversi per tempo: non assumendo, per carità, c’è l’austerità; né abolendo l’istituto dei magistrati onorari, ché altrimenti bisognerebbe assumere magistrati di carriera che costano sei volte di più e c’è l’austerità. No, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha proposto una riforma della magistratura onoraria in cui si dice che quello è un doppio lavoro, un lavoretto, un’attività a tempo perso: retribuzione massima, per i fortunatissimi, a 900 euro al mese per due udienze a settimana.
Tradotto: due giorni per preparare i fascicoli (fino a 30 per udienza) e due in Tribunale o in Procura. Il tutto col divieto di esercitare la professione di avvocato, la più “vicina” alla preparazione di questi lavoratori, nel distretto giudiziario in cui fanno il “lavoretto” per Andrea Orlando & C. Siccome, però, col tetto ai compensi gli attuali Vpo, Got e giudici di pace lavorerebbero meno lasciando nelle peste le toghe di carriera, a via Arenula hanno avuto l’ideona: aumentarli da 5mila a 8mila. Stessa spesa, uguale produttività, zero problemi con l’Ue, pensano al ministero (una pia illusione).
Il testo è talmente penalizzante che quando la delega al governo fu approvata, i capi delle Procure – che qualcosa del sistema giustizia sanno – si sono spaventati: così se ne andranno tutti. Ne è nata una lettera aperta di 108 procuratori della Repubblica al ministro: “Senza l’attività dei magistrati onorari gli uffici verrebbero a trovarsi in situazione di grave crisi e di notevoli difficoltà nel far fronte ai propri compiti… con gravi ripercussioni sulla stessa possibilità di celebrazione di molti procedimenti pendenti”. Per capirci, basta un dato. I giudici italiani risultano, statistiche alla mano, i più produttivi d’Europa grazie a un trucco: dal numero delle loro sentenze non sono scorporate quelle scritte dai Got.
La proposta dei capi delle Procure italiane era l’istituzione del cosiddetto “ufficio del processo”, stabilizzando così Vpo e Got nelle funzioni attuali (senza cioè “promuoverli” magistrati di carriera). Il ministro Orlando, dopo l’incontro coi procuratori, si disse favorevole : “Ma voglio il parere politico dell’Anm e quello del Consiglio di Stato”, disse.
E i pareri arrivarono. I giudici amministrativi hanno dato un giudizio in chiaroscuro sulla proposta, ma non un niet definitivo. Quello è arrivato dal sindacato dei magistrati: le toghe sono (a ragione) convinte che ogni euro impegnato dal ministero per i colleghi “onorari” sarà prima o poi chiesto a loro in termini di stipendio. È la lotta di classe ai tempi dell’austerità. A fine aprile – appena insediato il nuovo presidente Eugenio Albamonte (della corrente di sinistra Area) – l’Anm ha bocciato la proposta dei capi delle Procure: “Va escluso che i magistrati onorari in servizio possano essere stabilizzati” e pure nell’ufficio del processo serve al massimo “una figura ausiliaria senza funzioni giudiziarie”.
Il ministro Orlando s’è adeguato, salvo rifugiarsi in un escamotage un po’ cialtrone: la riforma entrerà in vigore a scaglioni da qui a 16 anni… E così tra governo e magistrati, dopo un anno burrascoso, è scoppiata la pace. E gli onorari? Hanno scritto questo: “L’Anm sa che siamo un espediente per consentire di contenere l’organico dei magistrati di carriera e garantire loro il trattamento economico attuale che, diversamente, non sarebbe sostenibile”. Sergio Mattarella ha firmato il decreto attuativo l’altro ieri. Ecco cos’è l’austerità.

Fonte: il fatto quotidiano