Davigo lascia la giunta Anm con tutta la sua corrente
Polemica per le scelte del Csm sugli incarichi direttivi. Il presidente Albamonte: «Irresponsabile»
ROMA Scontro all’ultimo colpo nell’Anm. Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani Pulite ora presidente della seconda sezione penale della Cassazione, lascia la Giunta assieme a tutta la sua corrente (Autonomia e Indipendenza). In dissenso con le scelte «incomprensibili» del Consiglio superiore della magistratura sugli incarichi direttivi. Dura la replica del presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte: «Scelta irresponsabile giustificabile solo con la scadenza tra un anno del Csm». «A&I — rincara Albamonte — ha preteso di avere il turno di presidenza. Evidentemente avevano già pensato di prendere la massima visibilità per poi abbandonare al primo momento utile». E per questo, aggiunge il segretario Edoardo Cilenti (MI), «non è incomprensibile e nemmeno inaspettata», ma è una «scelta che tende a distruggere, in linea con le forze politiche che avanzano nel nostro Paese». Davigo — il cui nome è apparso nei retroscena politici come possibile futuro candidato tecnico di un governo Cinquestelle, ipotesi per altro smentita da Roberto Fico (M5S) — aveva contestato la proposta al Csm dell’ex parlamentare del centrosinistra Lanfranco Tenaglia a presidente del tribunale di Pordenone: «Non è tollerabile — aveva detto — che, dopo un documento Anm che prende una posizione dura sui magistrati in politica, uno che viene da due mandati parlamentari venga proposto come presidente di tribunale. Saltando un collega con più anzianità». Di lì la minaccia dell’addio. Albamonte si era detto disponibile al confronto. «A patto che non sia un lancio di pietre sul Consiglio», aveva però avvisato. «Il Csm è uno dei principali strumenti di garanzia che i magistrati hanno» ma se le sue decisioni sono viste come «incomprensibili» dai colleghi «è un guaio», ha chiuso ieri Davigo. «Mi sono sempre battuto per l’unità della Giunta, ma non condividiamo un indirizzo che su punti fondamentali non ci trova consenzienti», ha evidenziato, invitando tutti «a non parlare di scelte elettorali». Invano.
Per l’ex segretario della giunta presieduta dallo stesso Davigo, Francesco Minisci, non si deve aggiungere «ai tentativi di delegittimazione una auto-delegittimazione». Finisce così un periodo, durato poco più di un anno, in cui l’Anm era riuscita ad essere composta da tutte le correnti delle toghe. Lasciano la Giunta anche Francesco Valentini, e Michele Consiglio. La politica ne approfitta. E Fabrizio Cicchitto (Ap) twitta: «Davigo esce dall’Anm per una questione di posti, a imitazione della “corrotta” classe politica».
Fonte: corriere.it