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La rivolta delle toghe precarie: sarà sciopero

Contro il decreto – I giudici di Pace e quelli Onorari contro la norma che rende “occasionale” il loro lavoro e pone paletti

Le toghe precarie non ci stanno. I giudici di pace annunciano un mese di sciopero mentre i viceprocuratori onorari e i giudici onorari potrebbero ridurre il loro impegno bloccando i palazzi di giustizia che si avvalgono della loro “manodopera”. Tutto questo perché venerdì il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo che completa la riforma della magistratura onoraria, una riforma che – anziché stabilizzare la loro funzione – la rende occasionale, limitando il loro impegno a due giorni settimanali, senza superare le censure della Commissione europea sull’abuso dei contratti a termine e sulla disparità coi magistrati professionali. L’intento della norma era “assicurare la piena compatibilità con lo svolgimento di altre attività remunerative” ai magistrati onorari, ma la realtà è diversa: ad esempio per loro, laureati in giurisprudenza abilitati alla professione forense, sarà impossibile fare l’avvocato nella stessa città in cui fanno i magistrati e, non potendo essere trasferiti, dovrebbero cercare lavoro come avvocati in città diverse da quelle di residenza. Un percorso a ostacoli niente male, senza dimenticare un altro aspetto: “I magistrati onorari possono anche fare un giorno o due di udienze a set- timana – spiega Paola Bellone, rappresentante del “Movimento 6 luglio” -, ma nel resto dei giorni dovranno lavorare per motivare le sentenze e studiare i fascicoli”.

PER L’UNIONE nazionale dei giudici di pace “nel futuro i giudici di pace dovranno lavorare come schiavi tutti i giorni, festivi compresi, non meno di 10-12 ore al giorno, per percepire emolumenti netti mensili intorno ai 600-700 euro”, e questo per la riduzione degli organici e delle indennità.

A favore della stabilizzazione dei magistrati onorari si erano schierati 110 procuratori firmatari di un documento proposto dal procuratore capo di Torino Armando Spataro. A febbraio il ministro della giustizia Andrea Orlando aveva ascoltato la loro preoccupazione, ma per recepire le richieste doveva ottenere l’ok del Consiglio di Stato e dell’Associazione nazionale magistrati, che però si è opposta. Il governo ha dovuto così approvare questa versione del decreto attuativo, pena la scadenza della legge delega e il ritorno alla vecchia normativa. Tuttavia se le toghe precarie si fermassero il sistema giudiziario potrebbe subire un duro stop. I dati statistici raccolti appaio- no chiari. A Cagliari nel 2016 al tribunale dieci got hanno emesso 2.605 sentenze, contro le 1.678 di 21 giudici togati. A Messina, nel settore penale, si arriva quasi al 65 per cento delle sentenze scritte dalle toghe precarie e a Salerno al 44 per cento. Per l’Unione nazionale dei giudici di pace nel settore civile l’80 per cento delle decisioni è assegnata a “magistrati privi di diritti”. “Il servizio giustizia non sarà più garantito – conclude il Movimento 6 luglio -. Dovrà farsene carico anche l’Anm”. Chiede un ripensamento Magistratura indipendente, corrente di centrodestra dell’Anm intervenuta ieri per evidenziare “la necessità di tutelare alcune legittime aspirazioni dei magistrati onorari”.

ANDREA GIAMBARTOLOMEI

Fonte: ilfattoquotidiano.it