News

Contagiato dalla Tbc in un carcere. Per il giudice di pace danno e beffa

Venerdì 12 gennaio 2018

LE SPINE DELLA GIUSTIZIA

Un magistrato onorario si è ammalato frequentando per lavoro un luogo di detenzione ad alto tasso di immigrati. Per la Cassazione non ha diritto ad alcun risarcimento perché si tratta di attività volontaria.

Se fosse stato un immigrato in attesa di rimpatrio avrebbe ottenuto un risarcimento. Invece per lui, uomo di legge, che si è ammalato di tubercolosi mentre era in servizio, frequentando luoghi malsani, non è prevista nessuna indennità. Nonostante si tratti di un giudice, infatti, secondo la Cassazione, non può vantare diritti in questo senso, in quanto non è un dipendente,ma bensì un semplice volontario. La storia è di quelle dove non si sa dove finisce la realtà e comincia la fantasia.Tipica italiana insomma. Di mezzo ci sono gli immigrati, le malattie che l’immigrazione porta con sé e le cariche dei giudici, questa volta vittime, loro stessi, del sistema di cui fanno parte. In breve, la vicenda è questa: qualche anno fa un giudice di pace di Savona, che per mestiere come tutti i colleghi è solito frequentare luoghi di sorveglianza e detenzione ad alto tasso di immigrati, si ammala di tubercolosi, malattia tra le più frequenti nella popolazione straniera in arrivo nel nostro Paese dall’Africa. Chiede una indennità per malattia contratta sul lavoro e già in prima battuta l’Inail gliela nega. Il giudice si rivolge allora ai colleghi dei tribunali che, nei tre gradi di giudizio fino alla sentenza emessa, qualche giorno fa, dalla Cassazione, continuano a non concederla. Motivo? Non certo la mancanza di evidenze sulla malattia (che esiste ed è grave), né alcun dubbio sul fatto che sia, stata contratta in un luogo evidentemente malsano frequentato per lavoro (i giudici di pace sono a continuo contatto con la popolazione immigrata anche detenuta o in attesa di rimpatrio), ma (e la sorpresa sta proprio qui) il fatto che, secondo la Cassazione i giudici di pace non sono lavoratori come tutti gli altri. Bensì volontari. Poco importa se a loro spetta l’onere di occuparsi della gran parte delle cause civili e di tutte le pratiche di quotidiana amministrazione (dai ricorsi contro le contravvenzioni, ai permessi di soggiorno fino ai decreti di espulsione): il sistema giustizia li sfrutta, ma non li riconosce come dipendenti e dunque nega loro il diritto di essere risarciti in caso si ammalino. Nemmeno a dirlo, la sentenza, in una categoria, com’è quella dei magistrati onorari che, da anni, chiede di vedersi riconosciuti oltre ai diritti sulla malattia anche adeguati stipendi e ruoli precisi, ha scatenato un putiferio: con una condanna unanime per l’accaduto i giudici di pace (rappresentati da diverse associazioni) si sono messi in sciopero per le prossime quattro settimane. «L’intera categoria manifesta la sua amarezza ed indignazione nei confronti della recente sentenza della Cassazione» si legge nel comunicato dell’Unione nazionale dei giudici di pace. «Un cittadino extracomunitario che contrae una grave malattia nei centri di accoglienza dove è trattenuto in attesa di rimpatrio ha diritto al risarcimento del danno, come è giusto e dovuto in un Paese civile», mentre «il giudice di pace che si reca in quei luoghi, spesso privi di adeguate misure di sicurezza sanitaria (che devono essere garantite dai ministeri della Giustizia e dell’Interno), per decidere sulla convalida dei provvedimenti di espulsione nell’ adempimento dei suoi doveri», se «contrae una grave malattia non ha nessun diritto», scrivono. «Si tratta di un’aberrazione giuridica che ci pone al di fuori dell’Europa e del mondo civile». Per questo i magistrati onorari stanno «seriamente valutando di astenersi per il futuro» dal recarsi nei centri di accoglienza o in quei luoghi dove non sia garantita una salubrità dell’ambiente, «a tutela della loro integrità fisica», spiegano ancora nella nota. E aggiungono: «Chiederemo l’intervento del Csm a tutela della dignità della nostra funzione e denunceremo l’accaduto alla Commissione europea ed alla Corte di Giustizia europea. E a proposito di Europa: non si tratta della prima volta che il problema delle tutele inesistenti, verso questa categoria finisce sul tavolo della Commissione. «Esistono già procedure di infrazione aperte nei confronti dello Stato italiano, relative proprio alla mancanza di inquadramento per i magistrati onorari», spiega Stefania Trincanato, presidente della Confederazione giudici di pace. «Svolgiamo il 60% delle pratiche che afferiscono al civile e il 25% di quelle dell’ambito penale eppure non siamo riusciti ad ottenere il diritto ad essere inquadrati come lavoratori veri e propri», continua Trincanato. «Al di là della sentenza che va rispettata», aggiunge, «l’assurdità sta nel fatto che la Cassazione paragona i giudici di pace ai volontari in quanto magistrati onorari», eppure «la funzione che svolgiamo è sottoposta a regole ed obblighi ben precisi e sanzionabili››. Se nelle funzioni di magistrato onorario «non porto a termine le pratiche o non le consegno in tempi utili posso essere accusata di omissione di atti di ufficio e interruzione di pubblico servizio. Senza considerare le Sanzioni disciplinari durissime a cui posso essere esposta se manco a un compito che ho preso in carico», conclude la presidente.

 

di Alessia Pedrielli

Giornale: LaVerità